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A scuola nel tinello

di Sasha Carnevali

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Per quanto riguarda la socializzazione, si affrettano a difendersi gli homeschooler, ai ragazzi non viene certo a mancare solo perché non frequentano la scuola ordinaria: le famiglie so-no legate le une alle altre grazie a centinaia di network, newsletter, incontri, gite d'istruzione, fiere specializzate. Moltissimi genitori bloggano per dare e chiedere consigli pratici («dove trovo occhi di mucca da sezionare per l'esperimento di anatomia del futuro veterinario?»), per complicità (barzellette del tenore «come cambiano una lampadina gli homeschooler?», vedi alla pagina precedente) o per avere un sostegno morale («non dovrei fargli studiare trigonometria invece di lasciarli piegare origami?»). E, perché no, anche per fare del proseliti-smo, forti delle statistiche per le quali le competenze dell'ottanta per cento di questi ragazzi è sopra la media dei coetanei.

«Secondo le proiezioni attuali viene istruito a casa il due per cento della popolazione americana in età scolare e il fenomeno è in decisa ascesa: ormai fa sollevare ben poche sopracci-glia», afferma Helen Hegener, 59 anni, fondatrice di Home Education Magazine, rivista di riferimento a livello internazionale. A chi cerca di imbrigliare il movimento con statuti e regole invadenti, la Hegener ricorda che ogni homeschooler è legalmente "innocente fino a prova contraria", ovvero che non deve dimostrare a nessuno che sta davvero dando un'istruzione ai suoi figli, nemmeno che sono alfabetizzati. Se non alla sua coscienza.
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In Italia solo 200 famiglie
Nel nostro paese molti pensano che non mandare i figli a scuola significhi ritrovarsi gli assistenti sociali e i carabinieri alla porta. In realtà l'educazione libertaria è un diritto inalienabile anche da noi: secondo la stima di Francesco D'Ingiullo, segretario della Rete italiana scuola familiare (www.educazionelibertaria.org), sono però solo circa duecento le famiglie che i-struiscono autonomamente i propri ragazzi. Il numero basso si spiega con la mancanza di informazione, secondo l'altoatesina Sybille Kramer, che alla chiusura della scuola montesso-riana frequentata dai figli ha deciso di continuare la loro educazione a casa. Sybille - che blogga su www.buntglas.wordpress.com - spiega che per restare nella legalità «basta fare una richiesta alla direzione scolastica di competenza allegando il programma che si intende seguire quell'anno, e poi presentare da privatisti temi, esercizi di matematica e foto di elaborati allo scadere dei quadrimestri, per dimostrare il regolare avanzamento degli studi».
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